domenica 1 giugno 2014

Mario Caterini - Medaglia al valore alla memoria

Compagno di ginnasio e di liceo era, insieme a Nino Caponnetto, il più bravo della classe.
Sottotenente di Vascello, in servizio sul cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi (1), cadde il 9 settembre del 1943, durante lo scontro presso le Bocche di Bonifacio, colpito alla testa (2) , sul ponte della sua nave, da un proiettile dell'artiglieria tedesca della Corsica, il giorno prima che la sua nave, duramente colpita, affondasse al largo dell'Asinara.
Fu decorato con la medaglia di bronzo al valor militare, alla memoria.

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(1)  I cacciatorpedinieri Ugolino Vivaldi e Antonio da Noli  partono nella notte dell'8 settembre 1943 da Genova e La Spezia, con destinazione Civitavecchia dove, nelle intenzioni del Comando dovrebbero imbarcare la famiglia reale, il governo e lo stato maggiore per condurli all'isola della Maddalena.
All'alba del 9, vista la rapida avanzata dei reparti tedeschi su Roma e Civitavecchia, il re ed il suo seguito vengono fatti partire immediatamente per Pescara dove sono attesi dalla corvetta Baionetta per condurli a Brindisi. 
A quel punto Il Vivaldi e Da Noli, anziché su Portoferraio, dove vanno radunandosi le unità italiane dell'Alto Tirreno, o direttamente su Palermo, già in mano americana, vengono invece fatalmente dirottati da Supermarina verso la Maddalena, dove dovevano far tappa, prima di consegnarsi agli alleati, le Forze Navali da Battaglia in arrivo da Genova e La Spezia con rotta ad ovest della Corsica. Dopo un primo scontro con unità tedesche, i due cacciatorpedinieri vengono colpiti dalle batterie costiere italiane nei pressi delle Bocche di Bonifacio che, a loro insaputa, erano appena cadute in mano tedesca. Il Vivaldi subisce ingenti perdite e viene gravemente danneggiato. Successivamente ancora colpito da una bomba radiocomandata sganciata da un Dornier 217, si allontana lentamente oltre l'Asinara, nelle stesse acque dove 12 ore prima è stata affondata la corrazzata Roma,  fin quando alle 5,30 della mattina  del 10 il comandante Francesco Camicia dà l'ordine di autoaffondare e abbandonare la nave. Le perdite, fra morti e dispersi, saranno circa 90.
Il Da Noli invece, cercando di sfuggire al tiro delle batterie, finisce su di un campo minato a sud di Capo Fenu ed esplode, causando la morte, insieme al comandante Pio Valdambrini, di 217 marinai.
(2)  Dalle memorie di Vincenzo Barbato, sottocapo sulla Vivaldi e testimone. A pag. 41 e, in particolare a pag. 49, dove si riferisce della morte di Caterini, indicato in modo impreciso, dal Barbato, come il "tenente Caterino".